Sono passati i tempi del Sacre per Igor Stravinskij, è il 1925 e Nizza lo vede rientrare in una chiesa, dopo anni di assenza. Poco prima aveva scritto una lettera a Sergej Pavlovič Djagilev, il suo grande compagno di avventura per Les ballets russes: qui raccontava del suo riemergere fideistico come una profonda necessità mentale e spirituale. Con quella stessa lettera abbandonò l’amico impresario e salutò quel mondo strabiliante che con lui aveva creato e che ora cominciava a guardare come …