Sergej Ėjzenštejn spese la vita a disprezzare suo padre Michail, l’architetto che portò lo Jugendstil a Riga con i suoi sedici edifici colmi di colori, dee, draghi e sirene. Sergej lo chiamava “il pasticcere” dell’architettura e si divertiva a mostrare ai compagni di scuola la sua ultima spruzzata panna montata. Non parliamo poi dell’aria da signore che amava mostrare: nelle sue memorie il regista scriveva con un certo ghigno non solo che il padre aveva quaranta scarpe di cuoio che il cameriere …