Mirella Freni, grandissima artista, persona solare e allegra. Soprano lirico eccelso, le cui arcate, legati e fraseggi hanno fatto la storia e persona in carriera che insegna a viverla, ai colleghi, agli studenti. Diva che con il tempo ha imparato ad avere fiducia in se stessa, affascinata più dalla musica che dal palcoscenico, non si accorgeva dell’uscita delle sue pubblicazioni discografiche. D’altronde lei dichiarava di non riascoltarsi mai: preferiva ascoltare gli altri.
Domenica 9 febbraio è scomparsa nella sua casa di Modena e noi oggi la ricordiamo con quattro scatti rubati, a parole.
“Con Mirella Freni ho fatto tutto, tranne l’amore”
È Luciano Pavarotti a parlare, nato nella stessa Modena dei tabacchi della Freni. I due ricevettero il latte dalla stessa signora e divennero amici fin da piccoli. Giocavano nel rione a tifare alle squadre di calcio senza tifarle davvero – alla Freni capitò il Milan pescando a caso tra una serie di bigliettini – e presto cominciarono a viaggiare verso Mantova, per studiare con il Maestro Ettore Campogalliani. Duettarono assieme innumerevoli volte durante la loro carriera, mai smisero di confrontarsi sulla tecnica, sull’interpretazione e continuarono a ridere insieme, “due stupidoni”, come disse la Freni. Quando Luciano mancò lei gli fu accanto fino all’ultimo e poi dichiarò: “Ora me lo immagino lassù con il mio Nicolaj, a prendermi in giro”.
«Hai visto? Te l’avevo detto! Alla faccia di tutti quanti, che vadano a quel paese!»
Questa storia ha inizio nel ’64 quando Mirella Freni accetta la Traviata in Scala sotto le pressioni di Karajan e Zeffirelli. È l’anno successivo a quella Bohème – sempre alla Scala con Zeffirelli – che la lanciò verso la consacrazione della “Mimì del secolo”, arrivata definitivamente tre anni dopo quando accanto a lei c’era Pavarotti a fare Rodolfo. Traviata però tornava in Scala dopo l’edizione con Maria Callas e non fu un successo: lo spettacolo resse sole tre recite e nella terza la Freni fu sostituita da Anna Moffo. Per lei quello fu un colpo durissimo che la mise in crisi al punto di non voler più tornare a cantare. Nel ’67 riaccettò il ruolo al Convent Garden e si rifece. Alla fine della recita l’ovazione fu incredibile e lei si ritrovò a piangere tra le braccia del regista Luchino Visconti. Lui, dopo un’esultanza di quelle da stadio, la stringeva forte e non finiva di ripetere: «Hai visto? Te l’avevo detto! Alla faccia di tutti quanti, che vadano a quel paese!». Mirella Freni più tardi racconterà che Karajan nella sua voce riuscì a vedere possibilità che lei non aveva ancora intravisto e che, nonostante questa consapevolezza, rimaneva terrorizzata a ogni sua nuova richiesta.
“La Freni mi frena”
Mirella Freni ci ha messo degli anni per convincersi a insegnare. Come è nel suo stile, ha sempre fatto un passo per volta, sia nella scelta del repertorio che nel modo di cantare. L’amico Aldo Nicastro si divertiva a definirla “la Prudentissima”. Aggettivo di certo non smentito da Mirella che raccontava che perfino nelle prime dei suoi ruoli si impegnava a non strafare: prima di ogni cosa c’era la sua voce e la sua salvaguardia, molto prima del successo. E così rifiutò il ruolo di Tourandot propostole da Karajan o un’incredibile tournée nel ruolo di Madama Butterfly. Così quando cominciò a insegnare a giovani che non vedevano l’ora di calcare il palco della Scala insegnò ad aspettare a testa bassa il momento, senza volerlo forzare o anticipare. E lo fece al punto che qualcuno arrivò a dichiarare, appunto: “La Freni mi frena”
«Felicità, felicità, felicità! Hai capito?”
Amiche da quando si conobbero, per la Freni Maria Callas era una vera sorella maggiore. Il loro rapporto si fondava su una sincera schiettezza e su un grande rispetto reciproco. La prima volta che Mirella ascoltò la voce della Callas era al Royal Festival Hall di Londra. Incantata prima di andarsene le chiese un autografo sul menù della cena e la Callas scrisse: “A Mirella Freni con tanta ammirazione e gli auguri di una sempre più grande carriera, ma anche di felicità».
Maria sottolineò tre volte la parola felicità e si assicurò che Mirella avesse compreso con un “Hai capito?”. Mirella Freni aveva capito eccome. Per tutta la sua carriera disse moltissimi “no”, si rifiutò sempre di scendere da un aereo per salire su un altro, scelse tra le allettanti proposte ciò che sentiva di poter fare meglio. Lo fece con la grande umiltà di chi ha bisogno di studiare e approfondire, ma anche di chi per la carriera non rinuncia allo spazio della vita privata e personale. “Ho bisogno di pause per stare a casa con la famiglia: ho bisogno di vivere anche una vita normale. Il teatro è bellissimo, stupendo, meraviglioso, ma canti sempre vite altrui, vicende che ti appartengono in quanto artista, ma spesso distanti da te. Allora, dopo un po’, sento proprio il bisogno del contatto umano, della famiglia, della realtà quotidiana”. Diceva che era tutta una questione di scelte. E lei le ha fatte.
Veronica Pederzolli