Acqua alta a Venezia il 12 novembre. E ora che la marea sembra finalmente ritirarsi è il caso di dirlo: quei 183 centimetri di acqua salata hanno chiamato tutto il mondo sugli schermi, perché a rischio non c’era solo una città ma anche una bella fetta di cultura, che ha smosso, eccome. L’acqua è entrata ovunque, anche a La Fenice. Qui ha subito reso inutilizzabile il sistema elettrico e quello anti incendio e ha guastato i servizi di biglietteria. Il Teatro si trova infatti in una delle parti più basse rispetto al livello del mare della città di Venezia e le foto postate su Twitter de La Fenice “asciugata” nei giorni successivi parlano chiaro rispetto al livello raggiunto dall’acqua.
Il Teatro ha dovuto subito sospendere la programmazione del 13 e 14 novembre, ma di giornata in giornata i comunicati continuano a estendere l’attesa della riapertura, ora fissata a domenica 24 novembre. È questa infatti la data dell’inaugurazione della stagione lirica e di balletto del teatro veneziano che sceglie il Don Carlo di Verdi nella versione in quattro atti e in lingua italiana. E perché questa data possa essere rispettata – lo dichiara con orgoglio la Fenice – già dal 15 novembre Myung-Whun Chung e l’orchestra sono stati ospitati per le prove dal Teatro Mario Del Monaco di Treviso. Nello stesso giorno il Teatro alla Scala ha indetto per il 29 novembre una rappresentazione straordinaria del Boléro di Ravel i cui fondi ricavati saranno poi destinati a La Fenice. “Mi ha chiamato personalmente il Sovrintendente Pereira per darmi questa notizia”, racconta Fortunato Ortombina, Sovrintendente e direttore artistico de La Fenice. “Ringrazio, commosso, lui, Beppe Sala e il Teatro alla Scala tutto”. Intanto il 16 novembre a La Fenice torna la luce, ma ancora non basta: la regia con Robert Carsen nello stesso giorno comincia a provare nei palazzi trevigiani nell’attesa di salire su quello della Fenice. Il 17 novembre è poi la volta di un’altra bella notizia: l’Arena di Verona girerà a La Fenice tutto il ricavato dell’Elisir d’Amore in programma per la serata. “La solidarietà dell’Arena ci commuove e incoraggia”, dichiara ancora Ortombina.
Ma ovviamente La Fenice non è l’unica istituzione musicale colpita dall’acqua alta, che ha allagato anche gli archivi del Conservatorio Benedetto Marcello, tra cui vi erano partiture di Marcello stesso e di Vivaldi, tra le 50mila opere conservate dalla biblioteca. A guardare le macchie di inchiostro che ora sostituiscono alcuni dei manoscritti viene in mente la decisione del Conservatorio di spostare l’archivio al piano terra. A Venezia. Lo spostamento avvenne nel 2014, costò 190 mila euro e un anno di lavori. Allora furono previste misure precauzionali che evidentemente non sono bastate. Anche se è il 5% del patrimonio della biblioteca a esser stato inghiottito dall’acqua rimane comunque un danno gigantesco al patrimonio musicale, che ha fatto il giro d’Italia con whatsapp o post Facebook alla ricerca di mani esperte che potessero aiutare nel recupero quei 50 volontari non esclusivamente veneziani che già il 13 novembre erano in biblioteca senza luce per spostare al piano superiore i volumi sott’acqua.
Ogni documento è stato tamponato con fogli di carta assorbente, catalogato e imballato in scatole per essere trasportato. In questo momento una ditta specializzata a Bologna sta procedendo all’operazione di congelamento dei documenti per prevenire ogni ulteriore danno.
Con queste parole il Conservatorio di Venezia prova a rassicurare chi con sgomento segue la vicenda. C’è poi anche la promessa di nuovi e aumentati standard di sicurezza per i locali della Biblioteca, da individuare attraverso le migliori competenze di settore. E se è vero che fa innervosire l’indole italiana degli ultimi anni del curare piuttosto che prevenire, va dato merito a tutta la mobilitazione avvenuta e allo spirito di solidarietà dimostrato tra istituzioni culturali. La cultura esiste ancora in Italia, è ancora coltivata e insegna. La politica spesso lo dimentica, trascurandola, ma i fatti di questa settimana parlano chiaro. E lo fanno non solo a Venezia. Nello stesso giorno dell’acqua alta a Milano c’erano giovani che hanno passato la notte in sacco a pelo sotto il portico della Scala per aggiudicarsi un biglietto per l’anteprima della Prima che la Scala ha riservato agli under30 il 4 dicembre. Queste sono notizie belle, bellissime.