Parecchi anni fa, davanti a un bicchiere, una grande amica mi chiese: “E Murakami lo conosci?”. Fu così che, dopo qualche anno di università in cui avevo smesso di leggere per puro svago, ricominciai a divorare romanzi. Su suo consiglio iniziai da Norewgian Wood e subito mi innamorai di quella tinta acquerello che confonde realtà, sogno, aldilà. Da lì il passo fu breve e in poco tempo la mia libreria si arricchì di bianco, rosso e nero grazie alle edizioni Einaudi della sua firma.

È successo poi che qualche giorno fa – in maniera meno bella – scopro che la casa editrice ha appena pubblicato la traduzione italiana di un libro uscito da tempo e firmato Murakami Haruki e Ozawa Seiji. È la storia dell’incontro tra due grandi giapponesi: lo scrittore, la cui ricerca del ritmo ne ha fatto uno dei più amati al mondo, e il direttore d’orchestra che già a ventisei anni fu assistente di Bernstein alla New York Philharmonic, inaugurando così una carriera strabiliante.
Assolutamente musica è una lunga chiacchierata sulla musica per la quale galeotta fu un’incredibile chicca su Leonard Bernstein e Glenn Gould raccontata da Seiji a Murakami che, grandissimo appassionato di jazz e classica, era già solito riempire i sui libri di citazioni musicali. Così, nella speranza che aneddoti di questo calibro non venissero perduti, Murakami seguì Seiji nel lungo periodo di riabilitazione a seguito dell’operazione che il direttore subì nel 2009, dopo che gli era stato diagnosticato un tumore all’esofago.
Ozawa era debilitato, ma appena toccavamo l’argomento sembrava ritrovare le forze. Parlare di musica, anche se con un neofita come me, gli infondeva nuove energie.
Haruki Murakami
Ed ancora Murakami era con lui quando, poco dopo il suo rientro sulla scena musicale alla Carnegie Hall, Seiji fece dieci giorni di prove con un gruppo di giovani musicisti della sua Academy Switzerland in vista dei concerti di Ginevra e Parigi. Il racconto ne restituisce il ritratto di un amico preoccupato di fronte agli sforzi compiuti dal fisico di Seiji, ancora debilitato, e la consapevolezza, la profonda comprensione della necessità dell’atto creativo.
Era più forte di lui, non riusciva a farne a meno. Non poteva resistere. Il suo medico, il suo allenatore sportivo, i suoi famigliari e gli amici non avrebbero potuto dissuaderlo, pur avendoci strenuamente provato. Perché la musica è il combustibile che permette a Ozawa di andare avanti. Non riesce a vivere senza la sua dose quotidiana.
Haruki Murakami
Ma la bellezza di questo libro racconta anche l’importanza della musica per chi, come Murakami, non la legge e non ne ha fatto una professione. Racconta di quanto si possa cogliere in essa dall’ascolto, attraverso emozioni, sentimenti, paragoni. Perché in musica non c’è un giusto e sbagliato e Assolutamente musica guarda sempre da diverse angolature. È un libro perfetto per chi voglia una raccolta musicale illustrata dove non serva partire dall’inizio. Ci sono infatti i ritratti dei suoi protagonisti – un po’ acquerellati anch’essi, alla maniera di Murakami -, come quello di Rubinstein che ordina per i suoi ospiti in un ristorante pluristellato di Milano. C’è Murakami che scopre perché il Brahms sinfonico all’orecchio chiama così tanto Beethoven. C’è Seiji che racconta del blues di Chicago, quando portava nei club un Peter Serkin ancora minorenne, che spesso per questo non riusciva ad entrare e stava fuori con l’orecchio alla finestra per non perdersi quella musica.
E poi c’è – dichiarato – l’incontro tra due esseri affini, la verità di un’amicizia, la forza dello scambio.

Molti dei miei amici sono dei melomani, ma nessuno ama la musica quanto Haruki. […] Non solo la ama ma la conosce benissimo. […] Sa tante cose che io ignoro, al punto che ne sono rimasto sbalordito. […] No, non tutto il male vien per nuocere, nemmeno una grave malattia. Grazie Haruki. Perché lei ha riportato in vita un’infinità di ricordi.
Ozawa Seiji